Bilanciare il bianco: un’impresa per tutti?
Tra le principali funzioni di una macchina fotografica, sia essa una fotocamera professionale che di un semplice obiettivo per smartphone, rientra il famigerato bilanciamento del bianco.
Tale strumento ci consente di modificare le tonalità cromatiche dell’immagine da ritrarre, in modo da rendere più “naturale” la colorazione complessiva del soggetto o del panorama fotografato, malgrado la presenza di alcuni colori dominanti.
Per correggere e bilanciare il bianco al meglio, un fotografo professionista consiglierà quasi sempre di effettuare l’operazione tramite i comandi della telecamera, senza intervenire più di tanto in post-produzione, al fine di non falsare troppo l’effetto finale.
Infatti, operando al computer rischieremmo di perdere qualità d’immagine, a patto che non si stia utilizzando il popolare formato fotografico RAW, che potrebbe riuscire a tamponare gli effetti negativi dell’applicazione del bilanciamento.
Bilanciare il bianco: perché serve?
L’esigenza del bilanciamento del bianco in fotografia nasce per consentire all’immagine di adattarsi alle diverse tonalità di luce disponibili durante la giornata: essa è infatti molto più “calda” durante le albe oppure i tramonti, così come nelle zone più ombrose ha tendenza a diventare di colore bluastro o comunque azzurro.
Tramite il bilanciamento indichiamo pertanto alla nostra fotocamera come “interpretare il colore”, considerando tutte le variabili relative all’orario in cui si scatta, per ottenere uno spettro cromatico più naturale e adatto al momento in cui si scatta.
Uno dei metodi più semplici e alla portata di tutti i fotografi per bilanciare il bianco consiste nell’affidarsi ai valori di gradi Kelvin, di cui è generalmente disponibile la possibilità di modificarli “live” attraverso il menu “Temperatura Colore” della nostra macchina fotografica.
Questa funzione risulta particolarmente utile quando dobbiamo ritrarre elementi completamente bianchi oppure caratterizzati da sottili sfumature di grigio, dando un connotato personale alla fotografia.
Il funzionamento dei gradi Kelvin è inoltre abbastanza semplice rispetto altri metodi di calibratura bianco: è sufficiente ricordare il concetto di gradiente: si va dai 1800 K (su un’ipotetica linea cromatica possiamo immaginarlo come una tonalità arancione chiara) ai 16000 K, una tinta nettamente azzurra, del tutto simile al colore del cielo terso.
Quando le condizioni di luce in cui scattiamo sono particolarmente chiare, corrispondenti ad un’alba, imposteremo, a titolo di esempio, valori Kelvin sui 6000-6500; mentre le luci più calde meriteranno, secondo la nostra breve guida, valori impostati sui 3000; fino a capire al meglio quali parametri facciano al meglio per noi.